Una delle emozioni/stati d'animo più difficoltosi per un essere umano piantato nella realtà quotidiana di questo pianeta denso e viscoso è quella della solitudine.
Ci sentiamo spesso soli e appesantiti da prove onerose, incapaci di sprigionare un piccolo effluvio di pura gioia dal centro dell'essere. Crediamo che la vita sia contro di noi e che non ci sia permesso nulla di ciò che sogniamo. E se questa fosse tutta un'illusione? Se il senso di solitudine fosse solo una cecità animica e fossimo in realtà circondati da anime splendenti ed esseri di luce che non vogliono che la nostra felicità? E che non possono agire, per rispetto del libero arbitrio, finché non decidiamo noi di voler aderire a questa realtà di connessione con l'invisibile. In questo caso, però, se così decidiamo, se iniziamo a chiudere gli occhi, respirando un momento in silenzio, e sentiamo un'onda d'amore e di protezione che ci riempie, in questo caso ci verrà spontaneo smettere di piangere e di fare le vittime. La prospettiva cambia. Si entra automaticamente nella responsabilità di sé, senza delegare alla vita le colpe per ciò che non va. Quindi la scelta è seria: vuoi ancora rimanere vittima della vita o vuoi diventarne l'attivo co-creatore? Le prove a cui siamo sottoposti in questi giorni molto intensi ci portano a questo, a superare il limite della scatola dentro cui ci siamo rinchiusi, al sicuro delle nostre poche certezze forzate, per guardare nell'oltre, trovando un vasto mondo pieno di luce, in cui i punti di riferimento sono molto ampi e richiedono quindi ampiezza di veduta e di cuore per potervi aderire. E' di nuovo un salto nel vuoto, ma il vuoto è un'illusione. E' la tela bianca su cui dipingere le esperienze finora solo immaginate.
Stefania Gyan Salila
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